GIUSEPPE CORDONI

Prognosi quoad vitam

racconto in versi 1941-1946

con illustrazioni di Adriano Bimbi

20,00

Dettagli

Dimensioni 17 × 22 cm
Pagine

202

Copertina

con risvolti

L'Autore

GIUSEPPE CORDONI

GIUSEPPE CORDONI

Giuseppe Cordoni è nato a Viareggio e ha studiato a Pisa e a Grenoble. Laureato in Lingue e Letterature Straniere e in Lettere Moderne, poeta e critico d'arte, ha insegnato in Licei Sperimentali dove, in particolare, ha condotto ricerche sul linguaggio e la didattica della poesia. Come critico d'arte s'è interessato della realtà creativa di Pietrasanta quale crocevia internazionale della scultura contemporanea, curando numerose rassegne di scultura e pittura sia in Italia che all'estero.

Giusè. Giuseppe. Giuseppe Cordoni. Un bambino tra i tanti? Un adulto tra i molti? È di fatto un bambino in modo imprevedibile con altri scampato al terribile eccidio di Sant’Anna di Stazzema. Eccolo, qui tornare a dialogare con l’ultraottuagenario in cui è cresciuto. Pregarlo d’evocare quale fu quella sua prima tragica infanzia di guerra. Così facendo ne rende erede l’umanità, consegnando a tutti noi, soprattutto in un momento storico drammatico e confuso come il nostro, un categorico imperativo di non violenza e di pace. Una pace raggiunta a caro prezzo. Sia dal bambino già “scampato” ad un ben travagliato parto distocico, tanto da indurre i medici – per lui e per la stessa madre – una quanto mai emblematica “prognosi quoad vitam”. Sia dall’intera comunità d’umili contadini a cui appartiene, che in questo singolare “racconto in versi” continua ad esprimersi in dialetto versiliese, aggiungendo così alla storia un tratto di vivacità e interesse persino antropologico.
Articolata su quattordici sezioni, questa storia singola e collettiva “evocata abbraccia i primi cinque anni di vita del protagonista: dal drammatico giorno della propria nascita, il 15 giugno del 1941, ad una nuova estate di pace per la Festa di Santa Maria Assunta, il 15 agosto 1946. Siamo di fronte ad un’opera poetica particolarmente complessa e dalla struttura alquanto originale. In proposito, come sottolinea il curatore Domenico Lombardi in una lettera all’autore in postfazione, «Ecco perché questa tua “costruzione” del verso diventa un modo di osservare il mondo, di porsi a stretto contatto con i ricordi, di filtrarvi emozioni e sentimenti, di ridare vigore alla memoria, di rivederne (e riviverne) le angosce e i sogni personali e collettivi».